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No agli interventi dilazionati

No agli interventi dilazionati. Interventi più dilazionati, infatti, consentono l'affermazione di vigorose formazioni vegetative sia sulla struttura primaria che nella zona prossimale delle branche secondarie che, oltre a comportare maggiori oneri per la successiva eliminazione, incidono negativamente sulla ricerca del miglior equilibrio sottraendo risorse alle formazioni vegetative e produttive di reale interesse. Le operazioni di potatura su olivo allevato correttamente a vaso policonico andrebbero eseguite, quindi, annualmente seconda priorità e tempi assegnati, in modo tale da salvaguardare le potenzialità produttive degli alberi e limitare i costi al minimo indispensabile, così come illustrato in Olivo e Olio, 3/07 (Foto 7).

Vavo Policonico 11

Buona parte dell'olivicoltura tradizionale priva di limiti strutturali e/o di valore storicoambientale, potrebbe essere rilanciata e utilizzata come volano per una nuova olivicoltura, semplificando la struttura della chioma, alla ricerca di una sostanziale riduzione dei costi di produzione senza compromettere la produzione. Gli alberi tradizionalmente allevati e potati dovrebbero essere dimensionati e strutturati sulle esigenze primarie di semplificare e meccanizzare le operazioni di potatura e raccolta. Infatti, sono attualmente disponibili macchine molto affidabili per soddisfare entrambe le esigenze di meccanizzazione, mentre non altrettanto può dirsi per le piante che si presentano, spesso, in condizioni tali da vanificare del tutto i progressi del settore meccanico. Per questo sembra quanto mai necessaria una revisione dei tradizionali modelli di coltivazione per consentire migliori prospettive alla coltura.

Personale poco esperto la frammentazione delle strutture produttive e le croniche debolezze di alcuni anelli della filiera produttiva in campo agronomico hanno determinato un progressivo impoverimento culturale degli addetti, contribuendo alla perdita di competitività del compatto. Le associazioni di categoria, subentrate alle Istituzioni locali nel settore della formazione olivicola, solo in poche lodevoli eccezioni hanno curato la crescita professionale degli operatori, trascurando questo fondamentale aspetto o, peggio ancora, curandolo solo per consolidare tradizioni locali rese obsolete dai mutamenti economici e sociali. Il  ricco e variegato mondo delle associazioni olivicole dovrebbe più concretamente curare gli interessi degli olivicoltori condividendo la necessità di elevare le loro competenze, orientandosi e organizzandosi allo scopo. Gli olivicoltori potrebbero cosi riprendere l'efficace percorso formativo avviato durante la prima metà del '900 e concluso con l'avvento delle soluzioni agronomiche "miracolose" e con la riforma delle competenze in campo formativo e divulgativo. Esiste la possibilità di elevare la produzione limitando i costi, così come già descritto da Nizzi Grifi nel lontano 1955. Certamente anche l'olio dovrà presentarsi con il massimo livello qualitativo, così come consentito dall'azione congiunta/disgiunta di varietà e ambiente di coltivazione.

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